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Vengono definiti nutrienti quei componenti chimici degli alimenti che servono all’organismo per svilupparti e per mantenere nel tempo uno stato di buona salute. […] I micronutrienti, chiamati così perché il corpo ne ha bisogno in piccole quantità, giocano un ruolo essenziale nella produzione di enzimi, ormoni e altre sostanze che aiutano a regolare la crescita, l’attività, lo sviluppo e il funzionamento del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario), del sistema riproduttivo e di tutti i processi metabolici. [1] 

Oggigiorno, in Italia, vengono spesi ogni anno oltre 3,5 milioni di euro nell’acquisto di integratori alimentari e vitaminici, nella diffusa convinzione che tali prodotti contribuiscano al mantenimento di una buona salute e di una condizione di benessere. [2] 

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Il primo e più popolare motivo per cui si intraprende una supplementazione di vitamine e minerali nella dieta è il miglioramento delle proprie performance sportive. [3]

Fanno parte di questo gruppo le Vitamine

Questi componenti della dieta non forniscono né energia, né materiale “da costruzione”, ma svolgono un ruolo di “facilitatori” per lo svolgimento di diverse funzioni fisiologiche, risultando quindi indispensabili per la crescita e l’integrità delle cellule. 

Esse sono indispensabili per la vita e possono rappresentare l’elemento fondamentale che fa la differenza tra una vita in salute e l’insorgenza di malattie come lo Scorbuto e Rachitismo, due delle molte malattie causate dall’insufficiente apporto di vitamine che hanno afflitto l’uomo per molti secoli. 

Ciò nonostante, i livelli minimi necessari all’organismo di tali micronutrientri sono estremamente bassi!  

Infatti, un consumo eccessivo di supplementi vitaminici, oltre a non apportare necessariamente un beneficio diretto, in alcuni casi può risultare in condizioni morbose, anche gravi, definite ipervitaminosi. [4] 

Le evidenze più recenti 

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Acido ascorbico (Vitamina C)

Come evidenziato da una recente pubblicazione [5] [6] dell’US Preventive Service Tastk Force (USPSTF), gruppo indipendente di esperti in cure primarie e prevenzione che riesamina sistematicamente le evidenze scientifiche pubblicate in letteratura e sviluppa raccomandazioni per i servizi di prevenzione clinica per il territorio degli Stati Uniti d’America [7], che ha analizzato 84 studi, per un totale di oltre 700.000 pazienti, e che ha portato alla pubblicazione di una dichiarazione ufficiale sul tema [8], sarebbe emerso come la supplementazione della dieta con integratori risultasse avere scarsa o nessuna evidenza di beneficio nella prevenzione di malattie come quelle cardiovascolari, come il cancro o, più in generale, effetti sulla riduzione della mortalità in caso di patologia in corso. 

Gli esperti, infatti, concludono il rapporto affermando che le evidenze sull’efficacia di tali supplementazioni alla dieta risultano insufficienti per poter emettere una raccomandazione a favore o contro l’utilizzo di tali prodotti. 

L’unica evidenza emersa con particolare certezza è risultata essere una associazione tra l’utilizzo di beta-carotene (ovvero il precursore della Vitamina Ae un aumentata insorgenza di tumore polmonare in quella popolazione già fortemente a rischio di svilupparlo (pazienti fumatori e persone potenzialmente a rischio di essere esposti all’Asbesto per motivi lavorativi. [9] Questa evidenza ha conseguentemente portato all’emissione di una raccomandazione esplicita contro l’utilizzo di integratori contenenti beta-carotene per tali persone.  

Cosa ci dice la psicologia? 

La troppo diffusa convinzione del beneficio che tali prodotti avrebbero sulla salute porta spesso a ritenere che tali prodotti possano in tutto o in parte rappresentare un metodo utile, complementare e/o alternativo alla medicina convenzionale per il trattamento e la cura di molte patologie; evenienza che ha portato alcuni studiosi a sollevare la questione che tali convinzioni possano, in ultima analisi, portare più danni che benefici alla salute dei pazienti! [10]  

Integratori: si! Farmaci: no! 

Ma per quale motivo è così semplice sponsorizzare e vendere questi prodotti, mentre altri farmaci salvavita, come i vaccini, incontrano così tanta difficoltà ad essere accettati e assunti? 

Le teorie sono molte. 

Le persone hanno la tendenza a categorizzare secondo un modello “bianco o nero”, spesso senza contemplare sfumature, specialmente quando si tratta di questioni relative alla salute.  

In tal senso gli integratori sono considerati spesso benefici e salutari, mentre invece, molto spesso, parlando di vaccini, sono le caratteristiche negative a guidare la scelta e a far prevalere la tendenza che determina poi una ridotta propensione all’assunzione di tali farmaci: il fatto che si tratti di prodotti dall’uomo e non naturali, il fatto che sia opzionale la loro assunzione (al contrario delle vitamine che sono indispensabili) e che sul tema vi siano spesso controversie affrontate in ambito di discussione politica sono tutti fattori che incidono grandemente sulla scelta di utilizzare o meno tali prodotti. 

Inoltre, alla somministrazione dei vaccini consegue spesso l’insorgenza di veri e propri effetti collaterali (ancorché lievi) quali dolore in sede di iniezione e potenzialmente l’insorgenza di febbre nelle 24 ore successive; conseguenze assenti in caso di assunzione di integratori. 

Al contrario, come conseguenza dell’assunzione di integratori vitaminici, spesso viene a manifestarsi un vero e proprio Effetto Placebo, con sensazioni quali un aumento di energia percepitasensazione di benessere e di miglioramento della propria salute e prestazioni. 

Nella sponsorizzazione degli integratori vitaminici entra spesso in gioco, inoltre, un meccanismo psicologico chiamato “dose intensivity” che porta semplicemente a pensare che, se non consumare -ad esempio- Vitamina C finisca col causare un danno all’organismo, allora consumarne il più possibile non possa che dare un beneficio proporzionato alla quantità consumata! (“Se “poco = male”, allora “molto = è meglio”!) [Spoiler: non è così!] 

Un’ulteriore meccanismo -che sfrutta anche questo un bias cognitivo– è l’utilizzo in sede di marketing di parole o immagini che hanno la funzione di ricordare la “naturalità” di tali prodotti e di tali sostanze, fattore tipicamente associato ad un senso di maggiore sicurezza e salubrità del prodotto commercializzato.  

Ma tutto sommato, che male possono fare? 

In teoria, vitamine e minerali hanno effetti anti-ossidanti e anti-infiamatori che, per logica, dovrebbero diminuire la probabilità di sviluppare malattie cardio-vascolari (cardiovascular disease, CVD) e cancro.  

Effettivamente un aumentato e quotidiano consumo di frutta e verdura risulta associato ad una riduzione nella probabilità di ridurre tali condizioni morbose.  

Tuttavia, se il frutto intero rappresenta un veicolo non solo di vitamine, ma anche di sostanze fitochimiche, fibre e altri micro- e macronutrienti,che probabilmente lavorano in modo sinergico per determinare tali benefici alla salute, lo stesso non si può dire di minerali e vitamine estratte o sintetizzate in pillole e assunte al fine di integrare una dieta altrimenti povera di frutta e verdura. 

Il rischio conseguente è quindi la tendenza ad affidarsi a tali prodotti in alternativa ad una dieta varia e ricca di vegetali e frutta che, in associazione con una corretta e opportuna dose di attività fisica, risultano essere gli strumenti più efficaci di prevenzioni delle condizioni morbose cardiovascolari e oncologiche. 

Al netto della semplice sgradevole conseguenza di investire i propri soldi in prodotti dalla dubbia efficacia, il rischio prevalente è quindi quello di vedersi “pericolosamente distratti” dai metodi comprovati di prevenzione delle malattie poiché rassicurati dall’utilizzo di strumenti la cui efficacia in tal senso non è stata ancora dimostrata.

Conclusione 

In conclusione: le evidenze attualmente disponibili non ci permettono di dire definitivamente la parola “fine” sulla diatriba: vitamine sì, vitamine no o di poter affermare con certezza che l’assunzione di integratori abbia un effettivo beneficio sulla salute di chi assume tali prodotti 

Le più rosee conclusioni sottolineano infatti come vi sia ancora necessità di accumulare dati e sviluppare evidenze sul tema[11] 

Secondo quanto dichiarato da chi ne fa uso, questi prodotti sono assunti dalle persone allo scopo di rimanere in salute, sentirsi più attivi e al fine di raggiungere un migliore equilibrio mentale. 

Le evidenze fino ad oggi raccolte dimostrano però come questi siano obiettivi ricercati spesso come conseguenza delle campagne di marketing volte a proporre un aumento nel consumo stesso di questi prodotti [3] piuttosto che evidenze supportate da oggettivi riscontri di beneficio sulla salute.
#StayHealty

Forse non tutti sanno che… 

Forse non tutti sanno che… il ruolo della Vitamina C nella prevenzione e nel trattamento del comune raffreddore è stata motivo di discussione e studio da almeno 65 anni. In una celebre revisione della letteratura scientifica pubblicata nel 2005 dalla Fondazione Cochrane [12] ha evidenziato come non vi fossero effetti profilattici evidenti conseguenti all’assunzione di Vitamina C qualle integratore utile a prevenire l’insorgenza del comune raffreddore nella popolazione, e questo sebbene alcuni studi avessero evidenziato una potenziale riduzione nella durata dei sintomi; evidenza tuttavia non universalmente riconosciuta. Soltanto in alcune circostanze particolari quali la preparazione a sforzi estremi come quelli dovuti all’esposizione prolungata al freddo e ad attività sportive intense come le maratone, le evidenze hanno dimostrato un beneficio effettivo nella gestione dello stress ossidativo a carico delle cellule.  

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