Si avvicina la fine del mese di ottobre e con lui la festa più spaventosa dell’anno: Halloween!
Dolci, travestimenti, ma anche ragnatele, candele e tetre zucche sagomate con spettrali sorrisi.
Il mostro di Frankenstein
Tra le più celebri creature prese a modello per i travestimenti che caratterizzano la celebrazione di questa festa d’oltreoceano, vi è la creatura nata dalla penna di Mary Shelley, il celebre mostro di Frankenstein!
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Nel romanzo, il dottor Victor Frankenstein, mediante l’utilizzo della (allora) modernissima tecnologia dell’energia elettrica, offriva la soluzione alla più paurosa delle condizioni umane: la morte!
Ma da dove viene l’ispirazione per questa storia così poco usuale?
Un po’ di storia
Electricity is produced wherever there are living cells. – H. B. Steinbach [1]
Luigi Galvani, fisiologo italiano, fu tra i primi ad avanzare l’ipotesi della presenza di elettricità all’interno dei corpi animali (affermazione che lo portò a disquisire non poco con l’altrettanto celebre, e inventore della Pila, Alessandro Volta) e che passò la sua vita a condurre esperimenti arrivando a ottenere importanti risultati che parvero avvalorare questa sua tesi. [2]
E no! non fu solo merito della famosa zuppa di rane! [3]
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A partire dagli esperimenti dello zio, iniziatore della pratica che da lui prese il nome (il Galvanismo), il nipote Giovanni Aldini si specializzò nell’utilizzo della corrente elettrica come strumento in grado infondere nuovamente una “parvenza di vita” nei corpi di involontari soggetti (deceduti!) selezionati per tali esperimenti.
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La leggenda vuole che l’autrice del celebre manoscritto, figlia di un noto medico dell’epoca, avesse assistito a tali dimostrazioni pubbliche durante le quali l’Aldini era in grado di far muovere arti e perfino scuotere interi corpi con l’uso dell’elettricità.
Vi suona familiare?
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Elettricità: fonte di vita
L’elettricità è il principio della vita – Luigi Galvani, 1 marzo 1770 [3]
Nella sua storia, l’elettricità ha più volte incontrato la medicina.
Un esempio moderno? Il Defibrillatore (Semi)Automatico Esterno [DAE]!
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Ma che cos’è questo dispositivo?
E come funziona esattamente?
È lo strumento cardine sul quale si fonda la strategia della Rianimazione Cardio-Polmonare [RCP] in ambiente extra-ospedaliero e la sua funzione fondamentale è proprio l’erogazione di una corrente elettrica che, attraversando il cuore, permette di “resettare” la corrente elettrica in esso presente (e da esso stesso prodotta), nel tentativo di riportare l’organo alla sua funzione corretta.
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(Sistema di conduzione del cuore)
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(Ritmo “normale” del cuore, detto sinusale)
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Il DAE è un dispositivo dotato della capacità di analizzare il ritmo elettrico su cui si basa la capacità contrattile del cuore.
Determinate alterazioni di questi ritmi sono da esso riconosciute e a ciò consegue l’erogazione della corrente elettrica.
Tali alterazioni del ritmo sono due: la tachicardia ventricolare (TV) e la fibrillazione ventricolare (FV). Entrambe queste condizioni determinano una perdita della capacità del cuore di pompare in circolo una quantità sufficiente di sangue ossigenato, portando in fine all’arresto cardio-circolatorio [ACC].
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(Tachicardia Ventricolare)
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(Fibrillazione Ventricolare)
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Scopo dell’applicazione del defibrillatore è riportare il cuore ad una attività elettrica corretta e ripristinare la sua funzione di pompa.
Ogni minuto però è prezioso, e non sempre un DAE è a portata di mano. Diventa quindi fondamentare vicariare tale funzione in attesa dell’arrivo del dispositivo. Entra qui in gioco l’applicazione delle manovre di RCP! Grazie al massaggio cardiaco e alle compressioni toraciche esterne [CTE] siamo infatti in grado di “comprare tempo” e mantenere la persona nelle condizioni di beneficiare a pieno dell’applicazione del DAE.
Sembra fantascienza, ma è tutto reale!
Diceva infatti il Galvani, fisiologo, che il guizzar della rana [che, morta e scorticata, veniva eccitata con un arco di due metalli, bagnati da un liquido acido o salino] era effetto fisiologico d’un’elettricità sua propria; diceva il Volta, fisico, che era quello un fisico effetto d’una diversa elettrizzazione dei due metalli posti a contatto; diceva il Fabbroni (Firenze, 1752-1822), chimico, che v’era bensì elettrizzazione dei due metalli, ma che era dovuta alla diversa azione chimica del liquido sui metalli stessi. Chi aveva ragione? Il fisiologo, il fisico, o il chimico? Caso curioso, unico piuttosto che raro: l’avevano tutti e tre. – Giuseppe Boffito [2]
Vuoi approfondire la storia di Galvani e della sua disputa con Volta, degli esperimenti di Aldini e di come questi abbiano incontrato Mary Shelley? Puoi proseguire qui la lettura qui: Appendici
#StayTrained
Forse non tutti sanno che… nonostante l’assoggettamento della città di Bologna all’influenza della Chiesa di Roma, era tradizione che, durante il periodo del Carnevale, a cavallo tra febbraio e marzo, venissero tenute pubbliche dissezioni di cadavere a scopo formativo presso le facoltà di medicina, nell’ambito degli studi di anatomia, quale vera e propria dimostrazione di culto nei confronti di tale materia. Tali sessioni pubbliche erano fortemente attese durante tutto l’anno dalla popolazione bolognese e rappresentavano uno dei più importanti momenti “mondani” dell’anno. Le dissezioni procedevano lungo sedici passaggi codificati da uno specifico disciplinare, terminando con la dissezione delle ossa. Non per niente, secondo alcuni, il termine “Carnevale” deriverebbe proprio da “Carne-levare”, ovvero “la pratica della rimozione delle carni”. Partecipare a tali momenti pubblici costituiva motivo di grande vanto per i professionisti incaricati di tale onore pubblico. Luigi Galvani venne incaricato di parteciparvi per ben quattro volte: nel 1768, nel 1772, nel 1780 e nel 1786! [3]
Bibliografia:
[1] H. B. Steinbach, “Animal electricity. A phenomenon that did much to awaken our early investigations of electricity is still of great insterest to biologists,” Sci. Am., Jan. 1950, doi: 10.3109/01674820109049955. [2] G. Boffito, “Bilancio bibliografico del bicentenario di Luigi Galvani: Gli scritti scientifici e il « taccuino » di L. Galvani pubblicati dal Comitato bolognese, le commemorazioni, gli studi critici, ecc.,” vol. 40, no. 3/4, pp. 133–146, 1938, Accessed: Sep. 28, 2021. [Online]. Available: https://about.jstor.org/terms. [3] J. L. Heilbron, “The contributions of Bologna to Galvanism,” Hist. Stud. Phys. Biol. Sci., vol. 22, no. 1, pp. 57–85, Jan. 1991, doi: 10.2307/27757673.Immagini: Wikimedia Commons,