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Con la Primavera e l’arrivo della bella stagione le giornate si stanno allungando e sta tornando la voglia di rimettersi in forma e fare sport all’aria aperta, anche in vista della prova costume! 

Se per Capacità di Esercizio (exercise capacity) si intende in medicina cosa una persona è effettivamente in grado di fare secondo le proprie caratteristiche anatomiche e fisiologiche, con il concetto di Attività Fisica (physical activity) ci si riferisce a ciò che la singola persona effettivamente fa quotidianamente per tenersi in esercizio e che comporta la spesa di energie.[1]

L’Attività Fisica è qualcosa di cui tutti noi necessitiamo per “funzionare” normalmente nella vita di tutti i giorni e un importante “determinante della salute”. 

Purtroppo, gran parte della popolazione mondiale non ne svolge una quantità sufficiente e ciò rappresenta una pressante questione di Sanità Pubblica.

Scarsi livelli di attività fisica sono infatti associati ad aspetti negativi per la salute come l’obesità, le malattie cardiovascolari, la disabilità fisica, il diabete di tipo II, la depressione, il cancro, la demenza, l’osteoporosi, l’infiammazione sistemica e una generale riduzione della qualità della vita (Quolity of LifeQoL). Circa il 7% di tutte le patologie cardiovascolari sono infatti riconducibili a tale inattività! [2]

Molti studi hanno ad esempio evidenziato come sia possibile ritardare il rischio di sviluppare Diabete di tipo II con semplici interventi quali la modifica della dieta (es. consumo quotidiano di frutta e verdura fresche superiore ai 100g [4]) e l’aggiunta di una modica quantità di attività fisica quotidiana [5]

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Con PAF (population attributable fraction) si intende una misura, utilizzata dagli epidemiologi, per stimare l’effetto di un Fattore di Rischio [FdR] sull’incidenza di una malattia in una popolazione. [2]

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Se l’inattività fisica e l’incremento di peso, sottoforma di BMI, rappresentano il principale FdR per lo sviluppo di patologie come il Diabete di Tipo 2 (T2DM), l’introduzione di una regolare attività fisica permette invece di ottenere un miglior controllo glicemico [4], anche nelle persone sane.

principale fattore di rischio [FdR] associato all’insorgenza di diabete è infatti l’Indice di Massa Corporea (Body Mass Index) [BMI]. 

L’indice di massa corporea (abbreviato IMC o BMI) è un dato biometrico, espresso come rapporto tra peso e quadrato dell’attezza di un individuo ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma. [3] 

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L’inattività fisica è inoltre correlabile con un aumentato utilizzo dei Servizi Sanitari e con un’aumentata mortalità. Dallo svolgimento di una continua e salutare attività fisica quindi non beneficiamo infatti solo come singoli. È l’intero Servizio Sanitario Nazionale a trarne beneficio! 

In alcuni casi -in fine- aggiungere una regolare attività fisica si è dimostrato essere una vera e propria “strategia terapeutica”, utile a migliorare le condizioni di salute in persone con malattie come la Bronchite Cronica Ostruttiva [BPCO] [1]

Si stima che stimolando le persone a essere più attive si potrebbero evitare oltre 5,3 milioni di morti in tutto il mondo ogni anno! [2]

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Stima del “guadagno” in aspettativa di vita con l’eliminazione dell’inattività fisica

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Ma tutte le attività fisiche sono uguali?

Secondo le linee guida della società europea di cardiologia per gli adulti di tutte le età, un attività fisica di intensità moderata dai 150 ai 300 minuti alla settimana o dai 75 ai 150 minuti di attività fisica intensaprevengono la mortalità per ogni causa, oltre ad essere preventive sulla la malattia cardio-vascolare. [6]

Conclusione

Fare sport significa “costruire salute” e necessitare in modo minore di assistenza sanitaria. E per questo che ogni anno, il 6 aprile, si celebra la Giornata Nazionale dello Sport: questa ricorrenza è infatti nata con l’obiettivo di sensibilizzare ognuno di noi a introdurre un po’ di sport nella nostra quotidianità con lo scopo di vivere una vita migliore, in salute e anche al fine di ridurre l’impatto delle malattie croniche sul SSN che l’inattività determina.

In conclusione, l’inattività fisica si può a tutti gli effetti considerare un [FdR] per una scarsa qualità di vita. Eliminare l’inattività potrebbe portare a un guadagno in termini di ulteriori anni di vita, in media stimata per la popolazione a 50 anni, pari a 1,3-3,7 anni. [2] L’eliminazione di ulteriori FdR come l’obesità (correlata anche all’attività fisica effettuata) e al consumo di prodotti del tabacco è chiaramente una delle principali strategie che ognuno di noi dovrebbe pensare di intraprendere per vivere una vita migliore, più lunga e soprattutto in salute.

#StayHealty #BeActive


Forse non tutti sanno che…in Gran Bretagna, a Londra, uno studio, condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) [7] tra il giugno 2018 e il dicembre 2019 ha osservato che, riducendo la pubblicità di cibi e bevande contenenti alte quantità di sale, grassi e zuccheri (high fat, salt and sugar, HFSS), comunemente noti come “junk food” o “cibo spazzatura”, lungo le linee del Servizio di Trasporto Pubblico della città di Londra (fiancate degli autobus, pensiline, ecc…), la quantità di acquisti di questi prodotti tra i cittadini è effettivamente diminuita  regolarmente (-385 kCal per persona a settimana, pari a -1.000 kCal/settimana per nucleo familiare stimato di 2,6 persone). Dalla letteratura è noto, infatti, che l’esposizione a pubblicità che sponsorizzano il consumo di tali prodotti alimentari è associabile ad un aumento dei consumi di quei prodotti, oltre che ad un aumento nell’Indice di Massa Corporea delle popolazioni esposte. [8] Lo studio ha comportato l’analisi di oltre due milioni di transazioni e ha potuto così stimare correttamente l’effettiva efficacia della misura intrapresa. Politiche che comportino una restrizione nella pubblicità di questi cibi sono state in passato suggerite quali efficaci strumenti di promozione della salute grazie alla loro azione volta a ridurre l’incidenza di obesità e malattie correlate ad una dieta sregolata. Le azioni volte alla diffusione di buone abitudini alimentari si dimostrano inoltre essere utili per agire sull’iniquità alimentare.

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The Lancet è una rivista scientifica inglese di ambito medico pubblicata settimanalmente dal Lancet Publishing Group, edita da Elsevier. È stata fondata nel 1823 da Thomas Wakley. L’attuale direttore è Richard Horton. Il suo nome fa riferimento allo strumento chirurgico.

Bibliografia:

[1]     C. L. Rochester, “Does Telemedicine Promote Physical Activity?,” Life, vol. 12, no. 3, p. 425, Mar. 2022, doi: 10.3390/life12030425.

[2]     I.-M. Lee, E. J. Shiroma, F. Lobelo, P. Puska, S. N. Blair, and P. T. Katzmarzyk, “Effect of physical inactivity on major non-communicable diseases worldwide: an analysis of burden of disease and life expectancy,” Lancet, vol. 380, no. 9838, pp. 219–229, Jul. 2012, doi: 10.1016/S0140-6736(12)61031-9.

[3]     Wikipedia, “Indice di massa corporea – Wikipedia.” https://it.wikipedia.org/wiki/Indice_di_massa_corporea (accessed Apr. 17, 2022).

[4]     J. Wu et al., “Joint associations of fresh fruit intake and physical activity with glycaemic control among adult patients with diabetes: a cross-sectional study,” BMJ Open, vol. 12, no. 2, p. e056776, Feb. 2022, doi: 10.1136/bmjopen-2021-056776.

[5]     I. S. Følling, C. Klöckner, M. T. Devle, and B. Kulseng, “Preventing type 2 diabetes, overweight and obesity in the Norwegian primary healthcare: A longitudinal design with 60 months follow-up results and a cross-sectional design with comparison of dropouts versus completers,” BMJ Open, vol. 12, no. 3, p. e054841, Mar. 2022, doi: 10.1136/bmjopen-2021-054841.

[6]     F. L. J. Visseren et al., “2021 ESC Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice,” European Heart Journal, vol. 42, no. 34. Oxford University Press, pp. 3227–3337, Sep. 07, 2021, doi: 10.1093/eurheartj/ehab484.

[7]     A. Yau et al., “Changes in household food and drink purchases following restrictions on the advertisement of high fat, salt, and sugar products across the Transport for London network: A controlled interrupted time series analysis,” PLOS Med., vol. 19, no. 2, p. e1003915, Feb. 2022, doi: 10.1371/journal.pmed.1003915.

[8]     F. J. Zimmerman and S. V. Shimoga, “The effects of food advertising and cognitive load on food choices,” BMC Public Health, vol. 14, no. 1, p. 342, Dec. 2014, doi: 10.1186/1471-2458-14-342.

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