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Uno dei pilastri fondamentali del Progetto CentoPassiPerLaVita è la capillare diffusione dei Defibrillatori Automatici Esterni [DAE] ad Accesso Pubblico [PAD] sul territorio della città di Milano, e più in particolare della Zona4. 

In realtà come quelle della Città di Milano, in cui la diffusione di questi dispositivi è ancora scarsa e la disponibilità spesso limitata alle ore diurne, non sempre è però possibile avere a portata di mano un DAE quando serve.

È altresì vero che spesso i primi a giungere sul luogo di un evento possono essere le Forze dell’Ordine [FFOO] (Carabinieri, Polizia, Polizia Locale) o i Vigili del Fuoco. [1]

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Secondo le più recenti stime ci sono in Italia oltre 300 mila persone facenti parte delle FFOO e oltre 30.000 unità riconducibili al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, tra cui molti Volontari.

Tutti i Vigili del Fuoco italiani seguono, all’interno del proprio corso formativo, anche dei corsi di Rianimazione Cardio-Polmonare [RCP] e di utilizzo del Defibrillatore Automatico Esterno [DAE]

Tale dispositivo è infatti presente su ogni mezzo operante sulla città di Milano (come confermatoci telefonicamente dal Distaccamento Cittadino Di Milano di via Benedetto Marcello)

Questo non è sempre vero invece per quanto riguarda le FFOO. 

Sebbene in passato le FFOO siano state coinvolte in attività di Primo Soccorso mediante l’utilizzo del DAE (come riportato sulla stampa), questa dotazione -e il processo formativo in termini di acquisizione delle competenze utili a eseguire l’RCP e usare il DAE- rimane ancora poco diffusa e non routinaria nel percorso formativo degli Agenti.

Ma come funziona nel resto del mondo e, soprattutto, quanto può dirsi efficace questa strategia?

Esistono molte esperienze in questo senso nel mondo e alcune sono riportate in letteratura: vediamone qualcuna assieme!

Stoccolma (Svezia) 

Nella città di Stoccolma il servizio di primo soccorso è coordinato da una centrale operativa, l’Emergency Medical Communication Centre (EMCC) che, in caso di sospetto ACC, invia due ambulanze sul posto equipaggiate con un infermiere con esperienza in manovre rianimatorie e tecnici in grado di collaborare a tali procedure. [2]

In più, dal 2004 esiste un sistema duale di smistamento delle richieste di soccorso che vede coinvolti Emergenza Sanitaria (Emergency Medical Sistem, EMT) e Vigili del Fuoco. Gli agenti di polizia sono stati completamente inseriti nel sistema fin dal 2012.

Ma cosa pensano queste figure di questo ulteriore compito loro affidatogli?

Uno studio del 2019 esplorava grazie a un questionario l’opinione degli interessati sul tema.

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Dalla ricerca, condotta dai ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, è emerso che il principale motivo di preoccupazione tra questi operatori era la non totale convinzione di essere in grado di adempiere al compito richiesto, oltre che la preoccupazione per fare più male che bene

Quindi eravamo in mezzo all’autostrada a fare le compressioni, eravamo come, proprio lì, in mezzo alla strada, a fare le compressioni! (Pompiere n°10)
So, there we were in the middle of the motorway doing compressions, we were like, just right there, in the middle of the road, doing compressions. (Firefighter n°10)

Alcune limitazioni emerse dal giudizio degli intervistati hanno sollevato dubbi relativamente alla necessità di dover conciliare ruoli diversi in condizioni difficili come interventi in strada: la necessità di prestare soccorso al paziente e contemporaneamente dover gestire la viabilità conseguente ad un eventuale incidente, il peso psicologico della situazione su operatori che non svolgono abitualmente quello specifico compito, gestire l’agitazione dei parenti, allontanare i semplici curiosi e prendersi cura degli astanti. 

Michigan (Stati Uniti d’America)

Uno studio del Dipartimento di Medicina d’Emergenza dell’Università del Michigan [1] ha invece analizzato i dati del Michigan Cardiac Arrest Registry to Enhance Survival (MI-CARES) per gli anni 2014-2019 e analizzando un totale di 25.057 casi di ACC.

Dai dati è emerso che VVFF e FFOO erano intervenuti in poco meno della metà dei casi, mentre nel 33,1% dei casi le manovre di RCP erano state iniziate da astanti. Nel 6% circa dei casi il DAE era stato applicato al paziente direttamente dalle FFOO. 

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Dallo studio è risultato che la probabilità di sopravvivenza e di assenza di complicanze neurologiche risultava migliore nel caso in cui le manovre di rianimazione fossero iniziate dalle FFOO, giunte per prime sul posto. 

Come previsto, quando all’RCP si aggiungeva la presenza di un DAE, tutti i dati di sopravvivenza sono risultati ancora migliori.

Conclusioni

Anche in Italia, come in tanti altri paesi del mondo, i servizi di Emergenza Urgenza 112 sono spesso chiamati a risolvere questioni altrimenti affrontabili con servizi sanitari differenti. 

Questo errato utilizzo del servizio causa frequentemente un esaurimento delle risorse a disposizione e, secondo le stime, le richieste indirizzate verso il servizio di Emergenza Urgenza 112 aumenteranno col tempo. [2]

In questo scenario, le forze dell’ordine [FFOO] e i vigili del fuoco [VVFF] rappresentano un ulteriore possibile strumento nella gestione delle emergenze e nel dispiegamento di servizi di primo soccorso in caso di emergenze quali l’Arresto Cardio-Circolatorio [ACC]

Le capacità di dispiegamento delle unità delle FFOO sul territorio hanno infatti, per definizione, una tempistica inferiore rispetto a quella di Ambulanze e FFOO. [1] 

In tal senso, dotare anche questi mezzi di DAE e inserire all’interno del percorso formativo degli Agenti anche le manovre di RCP potrebbe fornire un ulteriore strumento utile al miglioramento della sopravvivenza di quei pazienti colpiti da ACC sul territorio cittadino, ma soprattutto in territori rurali maggiormente vessati da tempi di percorrenza più lunghi, ma anche da una maggiore e capillare diffusione delle FFOO.

Più siamo, più possibilità diamo alle persone colte da ACC.

#StayHealty #StayTrained


Forse non tutti sanno che… l’interesse per le malattie acute del cuore ha una storia lunghissima! Sebbene la paternità del concetto di “infarto miocardico” o “attacco di cuore” sia spesso attribuita a James B. Herrick [3], medico e professore universitario americano -attivo a Chicago- che nel 1912 pubblicò sulla rivista JAMA l’articolo [4] che maggiormente contribuì a definire questo concetto, proponendo il meccanismo patologico alla base di questo evento (la trombosi delle arterie coronarie del cuore), tale concetto ha in realtà origini molto più antiche. È infatti già possibile trovare all’interno di un trattato del 1700 di Théophhile Bonet [5] l’osservazione che il dolor pectoris (dolore toracico) potesse rappresentare un sintomo cardiaco severo da non sottovalutare. Nel trattato l’autore descrive infatti quello che forse è il primo caso noto descritto di correlazione tra l’improvvisa insorgenza di un dolore toracico e il successivo decesso del paziente. Nella successiva autopsia, l’autore riportò infatti il riscontro delle medesime occlusioni dei vasi cardiaci di cui Herrick parlerà nel suo articolo ben due secoli dopo. Il concetto di “dolore toracico” e la sua identificazione come sintomo di malattia cardiaca avrebbe quindi oltre 200 anni! (Per la cronaca: Herrick fu anche tra i promotori dell’utilizzo dell’Elettrocardiogramma quale strumento di diagnosi dell’infarto miocardico nel lontano 1918! [6] Uno scienziato decisamente produttivo!!!)

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Resuscitation è un journal internazionale e interdisciplinare che pubblica articoli relativi alla Rianimazione Cardio-Polmonare, alla formazione in tale ambito, e alle cause che possono portare all’Arresto Cardio-Circolatorio. È riconosciuto dall’European Resuscitation Council quale suo Journal ufficiale.

Bibliografia:

[1]     R. A. Salhi et al., “The association of fire or police first responder initiated interventions with out of hospital cardiac arrest survival,” Resuscitation, vol. 174, no. February, pp. 9–15, May 2022, doi: 10.1016/j.resuscitation.2022.02.026.

[2]     V. Lindström, K. Bohm, and L. Kurland, “Prehospital care in Sweden,” Notfall + Rettungsmedizin, vol. 18, no. 2, pp. 107–109, Mar. 2015, doi: 10.1007/s10049-015-1989-1.

[3]     T. N. James, “Homage to James B. Herrick: A contemporary look at myocardial infarction and at sickle-cell heart disease: The 32nd Annual Herrick Lecture of the Council on Clinical Cardiology of the American Heart Association,” Circulation, vol. 101, no. 15, pp. 1874–1887, Apr. 2000, doi: 10.1161/01.CIR.101.15.1874.

[4]     J. B. Herrick, “Clinical features of sudden obstruction of the coronary arteries,” J. Am. Med. Assoc., vol. LIX, no. 23, pp. 2015–2022, Dec. 1912, doi: 10.1001/jama.1912.04270120001001.

[5]     P. Procacci and M. Maresca, “The Concept of Pain in the 17th Century,” Med. nei Secoli Arte e Sci., vol. 4, no. 3, pp. 63–70, 1992.

[6]     “James B. Herrick – Wikipedia.” https://en.wikipedia.org/wiki/James_B._Herrick (accessed Apr. 19, 2022).

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